In questi giorni si parla molto della problematica dei migranti e dei continui rimandi a Germania e Francia per chiedere aiuto e collaborazione. Non si capisce o non si vuole capire per chissà quali interessi, che la così detta Europa sta prendendo in giro i governi italiani da almeno un decennio.
Se l’Italia vuole rispetto e farsi sentire a livello internazionale bloccando anche con navi militari, l’ingresso delle navi delle ONG straniere nelle acque territoriali italiane.
Malta lo fa, la Francia lo fa, l’Australia lo fa e in modo non “nascosto” lo fanno tutti i paesi interessati al flusso di clandestini. Non si comprende il motivo per cui l’Italia resta ancorata a pseudonorme che sono interpretazioni di organismi internazionali per nulla indipendenti.
Non c’è alcuna norma che impedisce al governo di operare in tal senso.
La Convenzione di Montego Bay precisa che gli Stati possono “emanare leggi e regolamenti, conformemente alle disposizioni della presente Convenzione e ad altre norme del diritto internazionale, relativamente al passaggio inoffensivo attraverso il proprio mare territoriale” (art. 17) e di “adottare le misure necessarie per impedire nel suo mare territoriale ogni passaggio che non sia inoffensivo” (art. 21). Su questo punto, la Convenzione afferma, all’art. 19, come “Il passaggio di una nave straniera è considerato pregiudizievole per la pace, il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero se nel mare territoriale, la nave è impegnata nel carico o lo scarico di persone in violazione delle leggi e dei regolamenti di immigrazione vigenti nello Stato costiero.”.
Quindi, trattandosi queste persone non di “naufraghi”, ma clandestini che volontariamente si mettono su carrette insicure e barchette con l’intento di farsi imbarcare dalle ONG, questi signori violano le norme dilegge in materia di immigrazione e non hanno alcun diritto di entrare in territorio italiano.
Il governo istituisca, con decreto di urgenza, la “zona contigua alle acque territoriali” e dispieghi le navi militari per il pattugliamento ed eventualmente far desistere alle ONG straniere di entrare nelle acque territoriali italiane.
Quanto al POS, il così detto porto sicuro, non sta scritto da nessuna parte che debba essere la terra ferma.
Secondo il diritto internazionale il POS – posto sicuro (non porto) – è definito tale il posto (in questo caso nave) che ha operato per il salvataggio perché le persone non si trovano a rischio della loro vita e possono usufruire di assistenza sanitaria , acqua e cibo.
Le ONG possono e devono sbarcare questi clandestini nei porti della nazione in cui la nave è registrata e porta bandiera.
Tutto il resto sono chiacchiere.