L’inquinamento ambientale è un dramma moderno e stravolgente, che ha assunto dimensioni incalcolabili in Sicilia ed in particolare nell’area sud-est, tra Augusta-Melilli-Priolo. Nel “paniere” degli inquinanti considerati cancerogeni, mutageni, teratogeni e neurotossici, inventariato fra le emissioni del registro INES, sono stati inseriti i furani, le diossine, il mercurio, gli idrocarburi policiclici aromatici, il benzene, i pbc, il piombo, l’arsenico (tutti inquinanti che vengono emessi nell’aria e nell’acqua) e che sono considerati, per la loro elevata pericolosità, indicatori della potenziale compromissione ambientale. Forse non tutti sanno che le emissioni di questo tipo molto spesso sfuggono alle rilevazioni, nemmeno di minima percentuale, delle centraline urbane di monitoraggio, che solitamente sono tarate per registrare nell’aria circostante solo i cosiddetti macroinquinanti, mentre le altre emissioni microinquinanti per eccellenza, non potendo essere rilevate con i sistemi classici in automatico, devono necessariamente essere monitorate con attrezzature più specializzate e procedure particolareggiate. Questo vuol dire che l’analisi del territorio, sviluppata mediante i sistemi tradizionali, non sempre corrisponde ai dati reali, dai quali sono esclusi i dati invisibili, quelli cioè che, o per difetto di strumentazione, o perchè si fondano esclusivamente sulle autodichiarazioni delle aziende, o perchè sono propri delle emissioni illegali non facilmente accertabili, sfuggono al controllo ed al perseguimento immediato e diretto. Tuttavia l’impatto inquinante delle industrie, specie nel polo sud orientale della Sicilia, non può restare marginale, ma deve essere attenzionato con forza, per realizzare un controllo puntuale sulle emissioni ad altissimo rischio per la salute pubblica, che sono ormai entrate nel circolo della catena alimentare, nell’aria e nell’acqua.
Non è un caso che la provincia di Siracusa sia stata annoverata al settimo posto tra quelle in Italia a più alto rischio ambientale, per le elevate emissioni industriali notevolmente inquinanti degli stabilimenti di Augusta e Priolo, secondo un registro Ines relativo al 2006. Del resto il problema non è affatto lasciato al caso o alla fantasia, tant’è che sono oramai tanti i casi di patologie oncologiche, che colpiscono polmoni, fegato, pancreas, colon, stomaco ovvero che si sviluppano con le leucemie, ovvero i casi di malformazioni del feto. L’area complessivamente interessata abbraccia, chiaramente oltre Augusta, Priolo e Melilli, diversi altri Comuni, quali Lentini, Carlentini e Francofonte, Ferla e Cassaro e forse non abbiamo ancora un dato reale e completo degli altri Comuni della cintura industriale. Un’altro aspetto preoccupante riguarda la scarsa informazione sulla problematica dell’impatto ambientale dell’industria, dei fattori inquinanti e delle emissioni invisibili, che minacciano gravemente lo stato di salute del territorio siracusano e del suo hinterland e fa più orrore il silenzio delle organizzazioni sindacali o, forse, degli organi di governo periferici, i quali preferiscono solo proclamare piuttosto che intervenire. Quando si discute di riconversione, come strumento unico per limitare i danni ambientali ed alla salute delle popolazioni, si percepisce una certa indifferenza perchè si vuole, in verità, non modificare niente e non intervenire strutturalmente per aggredire l’inquinamento, evitando sapientemente di toccare gli interessi economico-finanziari con cui le holding del petrolio speculano sulla incolumità generale. Ora, non desta meraviglia il fatto che la politica assecondi questa indifferenza e che, per di più a quanto pare, voglia incrementare il potenziale distruttivo della bomba ecologica Priolese, laddove la Regione Sicilia sarebbe pronta ad installare i rigassificatori e un inceneritore, non lamentando affatto il rischio ambientale, né ancora quello idrogeologico e sismico. Ebbene, siccome l’intreccio di politica-sindacato-finanza sembra corrispondere ad esigenze bipartisan, almeno questa è la sensazione, a questo punto è di fondamentale importanza che i cittadini si organizzino oltre ogni schieramento e prestino la massima attenzione alla questione in evidenza, focalizzando l’interesse sulle emissioni inquinanti e partecipando attivamente per la loro riduzione o esclusione, intervenendo nei processi relativi all’autorizzazione integrata ambientale (AIA), provvedimento che autorizza l’esercizio di un impianto o di parte di esso a determinate condizioni, le quali devono garantire la conformità ai requisiti del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, di recepimento della Direttiva Comunitaria 96/61/CE, relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC).
E’ assolutamente importante che il prefetto ascolti le voci non istituzionali e formali dei cittadini ed essere il meno cieco possibile sui temi del lavoro e dell’occupazione, dell’ambiente e della salute, visto che comunque non sarà facile garantire stabilità ai precari attraverso nuovi investimenti o applicando la flessibilità occupazionale, ed affrontare meglio e con dignità la complessa problematica territoriale.
(n.r.)