mercoledì, Aprile 24, 2024
HomeEsteriSi complica la situazione in Pakistan

Si complica la situazione in Pakistan

Baitullah Mehsud, comandante del Tehrik-i-Taliban Pakistan (Movimento studentesco pakistano) (TTP) non ci ha messo molto a chiarire che l’organizzazione che dirige è divenuta parte integrante del grande scacchiere che vede ben 4 giocatori: USA, IRAN, INDIA e PAKISTAN.
Da quel piccolo gruppo di simpatizzanti dei talebani afghani costituitosi all’interno delle aree tribali è cresciuto, drammaticamente aiutato dalla solita politica militare USA che ha fatto rivivere, con i suoi continui bombardamenti ed attacchi all’interno del territorio pakistano, il sentimento antiamericano che si era assopito negli anni novanta.  
Baiutllah Mehsud ha rivendicato, con un contatto con le due maggiori agenzie giornalistiche, Associated Press e Reuters, l’attacco alla caserma della scuola di polizia a Manawan, piccola cittadina che è sita tra la città di Lahore e il confine con l’India, il 29 marzo scorso. 
Mehsud ha voluto precisare che è opera del suo gruppo anche il fallito attentato alla caserma della polizia a Islamabad, e l’attentato contro la squadra di cricket dello SRI LANKA.
Gli attacchi dei talebani sembrano dimostrare la volontà di Meshud di mostrare al governo pakistano e agli USA che la strategia del gruppo è cambiata e che è in grado di attaccare qualsiasi obiettivo anche fuori dal Pakistan.
L’attacco a Manawan non sembra casuale visto che al numero di allievi presenti, circa 900, si potevano aggiungere solo alcune guardie armate, forse una decina, mentre il rimanente personale era completamente disarmato. 
Un attacco quindi strategico e di grande valore propagandistico, a basso rischio per gli assalitori. Sembra la dimostrazione di una evoluzione dell’organizzazione del gruppo sempre più “militarizzato”.
Meshud invia anche un chiaro avvertimento al governo pakistano. Se vi saranno ancora attacchi americani con gli aerei senza pilota (drone) nel territorio del Waziristan e del Baluchistan, il gruppo è pronto ad attacchi in Pakistan e negli stessi stati uniti.
Il problema che si pone ore è quello di capire se il gruppo che inizialmente si è attribuito l’attacco a Manawan, Fedayeen al-Islam, (patrioti islamici) e anche quello del Marriot, è indipendente dal TTP o se sta attraversando la stessa fase dei talebani  pakistani, e cioè sta cercando con la propaganda di divenire anch’esso parte del gioco politico militare che vede, è bene non dimenticarlo mai, l’intelligence pakistana (ISI) pesantemente accusata di collusioni con gruppi terroristici. 
Ed a proposito dell’ISI c’è da ricordare che un plotone di talebani dal sud del Waziristan si è spostato per attaccare la caserma a Manawan senza che l’intelligence pakistana, tra le più potenti organizzazioni di spionaggio esistenti, se ne sia reso conto.
Il Pakistan si trova sempre di più davanti ad un bivio ma la complessa situazione, le sempre più spesso denunciate connivenze di settori dell’ISI, e la instabilità politica creata dalla defenestrazione di Musharraf e la conseguente ascesa al potere di Zardari che ha costretto Nawaz Sharif all’opposizione, con l’aggiunta della prepotente politica militare USA, non lasciano molte speranze per una soluzione a medio e lungo termine. 
Gli USA hanno creato nell’area un altro Vietnam da cui sarà molto difficile uscire senza le ossa rotte. Il fanatismo islamico che sta montando sempre di più, e i gruppi terroristici oltre l’appoggio di parte dell’ISI e dell’esercito, hanno dalla loro l’industria della droga, a cui si aggiunge l’estrema povertà in cui versano i due paesi teatro della guerra. 
Se il Pakistan volesse veramente vincere la sua guerra contro l’estremismo dovrebbe cominciare ad attuare una seria politica di sviluppo economico e sociale del paese e mettere definitivamente ordine nel pianeta ISI e dello stesso esercito.
AlQaida e gli estremisti islamici senza l’ossigeno proveniente dall’intelligence e dall’esercito non potrebbero sopravvivere a lungo. Se a ciò si aggiungesse anche una politica di sviluppo e scolarizzazione dei cittadini, la popolazione comincerebbe a togliere il sostegno ai terroristi.
Il discorso USA è a parte ma, tutto quanto potrebbe fare il governo pakistano, semmai ne fosse in grado, dipende anche e soprattutto da come gli USA porteranno avanti la loro politica nell’area.
Se dovessero continuare solo con le bombe, le prospettive di una soluzione a medio e lungo periodo sarebbero molto scarse.

Più popolari

ultime notizie