Anche la Sicilia ha la sua Reggia di Caserta, nella Riserva naturale orientata di Ficuzza, a 45 chilometri da Palermo. Da oggi, e per i prossimi weekend, il “Reale Casino di caccia alla Ficuzza” (così come si legge sui documenti dell’epoca) dove Ferdinando IV di Borbone amava organizzare le battute di caccia – suo diletto preferito – potrà essere visitato. Il gioiello storico-architettonico, progettato da Giuseppe Venanzio Marvuglia, lo stesso architetto che ha lavorato alla realizzazione della Palazzina Cinese, è stato riaperto dopo un accurato lavoro di restauro, voluto dal Dipartimento Azienda Foreste Demaniali dell’assessorato regionale all’Agricoltura, che ha acquisito il prestigioso immobile.
Nel corso della manifestazione, sono state presentate le attività realizzate, negli ultimi anni, dall’ente gestore che fanno della Riserva di Ficuzza un polo di eccellenza per la conservazione della biodiversità vegetale e animale dell’Isola. Tra queste la Banca regionale del germoplasma vegetale, a Valle Maria, la nuova aula didattica intitolata alla memoria del perito agrario forestale, Antonino Saccaro, presso il Centro regionale di recupero della fauna selvatica e l’innovativo Piano di gestione selvicolturale dell’area naturalistica, realizzato in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo.
“Un altro prezioso scrigno – dichiara l’assessore al Territorio e Ambiente Sorbello – si somma all’inestimabile patrimonio ambientale e culturale della Sicilia. Un patrimonio composto da quasi 600 mila ettari di territorio tutelato, circa il 20% della superficie dell’isola, diviso in quattro parchi e 79 riserve naturali, che sono una risorsa preziosissima della nostra isola”.
All’interno del Palazzo verrà realizzato il nuovo museo della Riserva naturale orientata. Il Centro visitatori della Riserva si articolerà in due sezioni, una architettonica in cui sarà ospitato il museo storico del Palazzo reale tra cui anche, a disposizione del pubblico più curioso, la riproduzione di pubblicazioni, custodite nell’archivio storico di Stato, che testimoniano le diverse fasi costruttive della Reale Casina e l’altra ambientale dove sarà presentato il ricco patrimonio di biodiversità faunistico – vegetale della Riserva con l’utilizzo di strutture tecnologiche hardware e software per un’informazione interattiva con il visitatore.
Il primo piano sarà destinato a sede degli uffici della Riserva naturale orientata, mentre sarà di pura rappresentanza e di pubblica fruizione l’ala dell’appartamento e della stanza reale. Per i locali del sottotetto l’intervento è finalizzato esclusivamente al recupero di tutti gli ambienti.
La Reale Casina riapre dopo un accurato lavoro di restauro realizzato dal Dipartimento regionale Azienda foreste demaniali, nel solco della sua mission che coniuga progetti di tutela degli ecosistemi presenti sul territorio con attività di valorizzazione della memoria storica.
“Aver restituito al suo antico splendore, il Palazzo Reale dei Borboni – afferma il dirigente generale Fulvio Bellomo – significa dare alle popolazioni dei diversi comuni che ricadono nell’area della Riserva, un’opportunità di crescita che sappia trovare nelle radici profonde del proprio vissuto, la volontà di costruire nuove prospettive di sviluppo compatibile e duraturo”.
La complessa attività di restauro, nell’ambito di Agenda 2000 (misura 1.11 del Pit 19 – Alto Belice Corleonese) ha visto il coinvolgimento di un gruppo di studio interdipartimentale, che ha utilizzato tecniche di restauro in conformità alla “carta del restauro”.
In particolare, sono stati oggetto di restauro: i sotterranei, che sono stati riportati all’assetto originario, rimuovendo alcuni lievi interventi che negli anni erano stati eseguiti sulla struttura; il piano terra, dove è stata ripristinata l’originaria distribuzione planimetrica degli ambienti e l’antica pavimentazione; il primo piano, il sottotetto, i prospetti, la copertura e le scale di servizio.