Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu si uniscono al pianto, alla rabbia, al dolore, – ed anche alle riflessioni e alla speranza, – delle popolazioni abruzzesi che sono state colpite dai recenti fenomeni sismici. Peraltro ancora drammaticamente in corso.
Esprimiamo apprezzamento e gratitudine per il lavoro dei soccorritori e per l’impegno delle Istituzioni. È doveroso, però, trarre insegnamento da quanto è successo.
Bisogna pertanto, rendere – da un lato – giustizia alle vittime ed accertare le responsabilità. occorrerà, dall’altro lato, intraprendere i lavori di ricostruzione e/o di salvaguardia dell’esistente nel contesto di una nuova cultura della prevenzione e della difesa del territorio. E di una nuova logica di progettazione e di esecuzione degli interventi edilizi e della realizzazione di opere pubbliche. Occorreranno, pertanto, comportamenti e “FATTI” del tutto diversi da quelli perseguiti fino a questo momento. Ciò, sull’esempio del Giappone, degli Stati Uniti e degli altri Paesi ad alto rischio sismico.
Nel territorio dello STATO italiano non si deve sottovalutare o, peggio, ignorare la realtà di un susseguirsi di terremoti di vaste dimensioni, che hanno finito sempre più con il sorprenderci e con il fare venire a galla lacune ed irregolarità di fondo.
Ciò vale ovviamente soprattutto per la Sicilia, che ha certamente conosciuto (pagandone il prezzo) i più grandi eventi sismici dell’ Europa e del bacino del Mediterraneo.
Nel solo secolo XX abbiamo avuto, nel 1908, il terremoto di Messina e, nel 1968, quello del Belice. Ed una serie di eventi sismici minor, ma comunque gravi, a scadenza talvolta molto ravvicinate.
Ci appare quindi tragicamente beffardo che si continui a parlare del PONTE sullo Stretto di Messina, che dovrebbe sorgere su una delle aree a più alta intensità sismica, come abbiamo appena detto.
Peraltro si tratta di un’ opera faraonica, che non trova adeguate giustificazioni morali, né di altro respiro politico, né di natura economica o di funzionalità. Un’opera inutile e dannosa, che è stata definita da più parti “PONTE-IMBUTO“, “PONTE della VERGOGNA”, nonché “MACIGNO di ACCIAIO e di CEMENTO sul CUORE DELLA MAGNA GRECIA”.
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I tragici fatti di questi giorni parlano da soli e non è questo il momento di allargare il discorso sulle altre motivazioni che dovrebbero evitare aprioristicamente la “IATTURA” del PONTE.
Ci basta il “quadro” del rischio sismico che è stato recentemente pubblicato dai MASS-MEDIA. E che conferma la fondatezza delle critiche e dei rilievi di natura scientifica.
Le nostre preoccupazioni sono anche le preoccupazioni del Popolo Siciliano e quelle dell’opinione pubblica internazionale.
A questo punto riteniamo che sia i Siciliani che i Calabresi, che tutti gli altri cittadini europei di buon senso, sarebbero molto contenti se i fondi esistenti (e quelli in dirittura l’arrivo) per il PONTE venissero utilizzati in modo migliore. Ci permettiamo, quindi, di proporre che i fondi destinati alla minacciata costruzione del PONTE vengano utilizzati e spesi nel modo seguente.
In cinquanta per cento in favore delle popolazioni e delle ZONE TERREMOTATE dell’Abruzzo.
L’altra metà dovrebbe essere invece destinata ad opere strutturali ed infrastrutturali realmente necessarie ed utili allo sviluppo della Sicilia e della Calabria. Oltre che alla creazione (e/o al potenziamento) di ammortizzatori Sociali finalizzati alla istituzione dell’ASSEGNO MINIMO VITALE per i disoccupati, per i non occupati e gli INDIGENTI e per le famiglie comunque bisognose di sostegno economico. Si tratterebbe, in quest’ultimo caso, di una iniziativa di grande valenza sociale, soprattutto in questo momento di crisi.
E sarebbe anche un’iniziativa con ricadute occupazionali ed economiche notevoli, perché darebbe ossigeno a tante attività artigianali e commerciali minori, – ma molto diffuse sul territorio, – che, diversamente, sarebbero destinate alla rapida estinzione.