Il ponte è stato perfettamente ricostruito sotto la direzione dell’architetto Enrico Guglielmo, l’ex soprintendente al Beni architettonici e paesaggistici il quale ha seguito il disegno originale elaborato dall’ingegnere Gaetano Genovese, solo che, inspiegabilmente, al centro dell’arcata è ben visibile lo stemma sabaudo.
La storia del ponte inizia nel 1837, quando Ferdinando II gli affidò il compito di restaurare il Palazzo Reale alla Marina, i cui appartamenti erano stati danneggiati da un rovinoso incendio. I lavori, avviati l’anno successivo, sarebbero proseguiti fino al 1858 ed avrebbero comportato una profonda trasformazione dell’aspetto interno del sito, oltre ad un consistente incremento degli ambienti. Coadiuvato da Pietro Persico e Francesco Gavaudan, il Genovese studiò e progettò un rifacimento della Reggia sopra un piano grandioso comodissimo e bello, che presentò alla Maestà del Re che recuperava le idee di Domenico Fontana, primo artefice della fabbrica, ed era coerente con la visione conservatrice del committente. Tra le sue opere, appunto, anche il ponte.
Il ponte ha il pavimento e le ferriere laterali sono assolutamente uguali alle strutture originali; il ponte è stato realizzato completamente in ghisa e, quindi, è del tutto sicuro. La cerimonia dell’inaugurazione ha aperto il programma della Settimana della Cultura a Palazzo reale. Il tradizionale taglio del nastro è stato
accompagnato da un aperitivo servito da camerieri in abiti d’epoca. Si è badato, insomma, a ricreare, anche nei particolari, la suggestione degli anni passati con l’obiettivo di creare un nuovo interesse che incentivi le visite al Palazzo reale.
Tutto bello, solo che come al solito, per sbadataggine o per ignoranza, hanno messo anche lo stemma sabaudo che con il ponte non ‘centra nulla.
Ed è in casi E’ in casi come questi che si nota tutto il servilismo e la subalternità dei nostri rappresentanti politici nei confronti della classe dirigente del Nord ed al conformismo filo-garibaldino imperante.
I politici meridionali hanno gettato la dignità storica del popolo nel pozzo del Risorgimento che tutto divora e tutto tramuta, dove il nero diventa bianco, dove il NO diventa SI e il cattivo diventa buono.
Davide Cristaldi