sabato, Luglio 27, 2024
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I nuovi orizzonti del Marsala

Del vino Marsala, nel manuale di Arturo Maniscalchi dal titolo i vini tipici d’Italia del 1924 si legge ” Che la fortuna dei vini rassomiglia sovente a quella degli uomini non soltanto nell’alterna vicenda degli alti e bassi ma anche nelle sue origini ben spesso modestissime e sproporzionate al successo raggiunto “. Salvatore Mondini, da studioso e amante del Marsala e del suo loco natio, afferma che vi è un’analogia tra Marsala, Cadice e Madera per il fatto della stessa latitudine del clima quasi identico delle condizioni di terreno analoghe che danno luogo a vini marcatamente alcolici  e naturalmente liquorosi.
Già allora i consumatori pensavano al Marsala come ad un vino artificiale, anche se  Marescalchi ne afferma la naturalità ed i caratteri esclusivi dei suoi vitigni di origine, Catarratto ed Inzolia, e ripete la massima che ” Vitibus naturam loca mutant” .
Già allora il Marsala mutava in funzione delle esigenze dei clienti e la sua onorabilità di un vino caldo, nel 1924, era oscurata da “gli orribili manifatturati con la gola del basso prezzo e della volgare concorrenza, tipi indegni dell’onorato nome del Marsala”. Il Decreto Ministeriale del 1942 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 settembre 1942 n° 228, a cura del Comitato Interministeriale incaricato di classificare i vini e di stabilirne i prezzi , cita il Marsala tra i vini speciali  di seconda categoria suddividendoli in tre gruppi:

  • S.O.M. grado alcolici superiore a 18° alcolici (20 Lire)
  • Tipo dolce superiore ai 17° alcolici (16 lire)
  • Tipo normale superiore ai 16 ° alcolici (14 lire)

La farmacopea austriaca del 1989 veniva integrata il 16 marzo del 1900 con l’aggiunta di alcuni prodotti tra cui il vino Marsala da utilizzarsi sia puro sia quale componente di enoliti
Per parlare del Marsala non bisogna essere come chimico degli alimenti, nè politico ma semplicemente persona innamorata del Marsala , di questo dono che da qualche millennio la natura ha regalato a noi marsalesi, ai siciliani, agli italiani e da oltre due secoli a tutti gli abitanti del pianeta.
Il Marsala è un vino che invecchiando si migliora ed esprime maggior complessità. Ma non voglio sottolineare gli aggettivi da attribuire al Marsala, perchè convinto che ognuno di noi in esso troverà qualcosa di diverso in funzione del suo stato d’animo, del suo umore e della stagione, ed, in ogni caso, il Marsala deve sapere di Marsala: deve lui stesso raccontarsi. 
Come non ricordare le mie tradizioni familiari dei lunghi anni, negli anni 50-60-70, quando il vino a tavola era quello splendido ambrato delle botti di mio nonno Giacomo, poi passate a mio zio e a mia madre. Nella giusta stagione se ne svuotava una parte e si imbottigliava il vino da consumare quell’anno. La botte si ricolmava con il vino nuovo.
Cosa dire delle colazioni al mattino a base di uovo sbattuto (uovo miele di agrumi e zucchero) addizionato sempre di un po’ di Marsala che via via aumentava  passando dall’infanzia alla giovinezza.
Negli anni 90 dopo un silenzio decennale a casa mia ritorna la botte di vino Marsala, piccola di circa 200 litri di rovere e da allora è sempre presente con alcune decine di bottiglie.
Il  Marsala è cultura, educazione alimentare, alimento prezioso, anche per i suoi centinai di milligrammi di antiossidanti, di tracce di resveratrolo, ma soprattutto perchè ti fa sentire in pace con te stesso e con il mondo e si beve in compagnia dei propri pensieri, guardando gli amici intorno e gioiendo dei loro sguardi che acquistano serenità circondati dal colore del Marsala, colore del sole, non di morte ne di vuoto.
Non occorrono aggettivi, io preferisco il Marsala perchè mi ricorda la mia giovinezza, ad altri può ricordare il profumo di un amore di una donna magari di Marsala, belle spesso anche dopo i 50 influenzate anch’esse dallo stesso sole che conferisce eterna giovinezza al Marsala.
Per alcuni si beve a 10 gradi come aperitivo a 15 come digestivo a 20 come vino per accompagnare un dolce. Io, che l’ho apprezzo anche sul  pane raffermo,da noi ‘miliddi’, penso che come aperitivo può essere vergine, ma come digestivo deve essere vergine e come vino da dessert, prima dolce poi vergine per lasciare una sensazione che permetta di sentirsi pronti per un’altra avventura enogastronomica  anche dopo una degustazione di cassata siciliana ed un bicchiere di Marsala.
Secondo me la temperatura del Marsala non è legata alla stagione o all’abbinamento o all’uso, ma al nostro stato d’animo al nostro essere pronti e predisposti ad incontrare questo nostro amico.
È vero la storia ci parla di Woodhouse, di Ingham e di Whitaker,  di Florio, di Martinez di Rallo, di Curatolo Arini, di Carlo Pellegrino, Lombardo, nel 1927 di Mirabella, figlio di Giuseppe Mirabella , mio bisnonno Fici Nicola, poi di Intorcia, del grande Marco De Bartoli; ma in realtà la storia del Marsala è vecchia di millenni, ci parla di un vino di 15 ° ed oltre, del vino di mio nonno che era già Marsala senza aggiungere altro.
Non libri ma la storia personale, di ciascuno di noi, ci può permettere di sentirci a proprio agio con questo amico. Ringrazio per averlo incontrato da giovane di averlo conosciuto meglio grazia all’incontro, nel 1993, con Piero Urso e Pino Ingargiola, due personaggi che hanno contribuito a tenere alto il nome dell’azienda Florio facendola sentire, a noi marsalesi, per alcuni anni,  ancora un po’ nostra , e poi con il bravo Domenico Buffa conquistato, come me, dal Marsala.
Con loro, ho sperimentato il  Marsala come un vino a tutto pasto, al contrario di quello che pensa la pur brava giornalista Colonna Romano, perché il Marsala nella mia cucina siciliana, vera, può accompagnarci dall’inizio alla fine.
Oggi puoi e devi ritornare ad essere conosciuto, non per  fama , ma perché, pur essendo già unico, mani sapienti stanno facendo il miracolo di riuscire a rinnovarti e incuriosire tanti potenziali amanti. Grazie, buon caro vecchio Marsala.
Prof. Giacomo Dugo
Assessore Attività Produttive della città di Marsala

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