lunedì, Dicembre 9, 2024
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Palermo in crisi nera. Persi in un anno 6 mila posti di lavoro.

Ma è tutta la Sicilia in crisi profonda e il governo regionale non riesce a dare rispopste. Palermo, città suo malgrado che può essere paragonata a Roma per la sua sudditanza lavorativa regionale, paga, in termini di posti di lavoro, un tributo altissimo.
Nell’ultimo anno oltre 6 mila posti di lavoro, per la maggior parte nel settore edilizio, settore trainante dell’economia palermitana, sono stati persi e le ore di cassa integrazione guadagni sono passate da 360 mila del 2007 a 411 mila con un preoccupante incremento di quasi il 16% . La crisi investe quasi tutti i settori produttivi ma quelli più colpiti sono, l’edilizia come detto e l’agricoltura che pagano lo scotto di una totale assenza di programmazione politica.
Per la prima volta il numero delle attività cessate sono superiori di oltre 4 mila unità a quelle di nuova inzio; su oltre 11 mila attività cessate, si contano solo 6 nuove attività. Catania ha il triste primato di attività che hanno cessato l’attività.
L’edilizia è da troppo tempo lasciata nell’anarchia dell’abusivismo, quasi che con l’abusivismo fosse istituzionalizzato per mantenere basso il livello di disoccupazione nel settore, mentre l’agricoltura è stata da sempre considerato un settore da assistere perennemente senza che nessuno, incluso l’attuale governo a guida autonomista, avesse mai attuato una seria riforma agraria. L’unica cosa certa nel settore agricoltura, le decine di enti inutili che assorbono ingenti fondi pubblici solo per mantenersi. Uno per tutti. L’ESA, Ente di Sviluppo Agricolo, quasi un doppione dell’assessorato agricoltura. Ma in ogni provincia tra enti regionali, provinciali, comunali e consorzi vari inutili se ne contano mediamente 4/5, il che è tutto dire.
Siamo in piena crisi e qualcuno non vede di meglio che pensare a finanziamenti e opere pubbliche, come se queste potessero essere un serio e duraturo volano per l’economia della città e dell’Isola più in generale.
Manca in Sicilia, una vera classe dirigenziale ed imprenditoriale, quest’ultima da troppo tempo assistita e sovvenzionata.
E la casta politica non fa altro che pensare ad assistenze e sovvenzioni e gli uffici pubblici non temono crisi di sorta.
 

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