“Si sta muovendo una macchina da 157 milioni di euro, che dovrà cambiare e risvegliare la pesca siciliana. Bisogna però riscrivere regole e priorità. E’ una necessità che avvertono marittimi, industriali, armatori, cooperative, organizzazioni professionali e sindacali.
La nuova macchina investirà tutta la filiera produttiva, dall’ammodernamento delle barche all’acquacoltura, alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici, fino ad arrivare al potenziamento della piccola pesca costiera e artigianale, che rappresenta l’elemento centrale del ‘sistema pesca’ siciliano.
Così come previsto dall’Unione, l’indirizzo del governo prevede un lavoro sistemico destinato alla conservazione delle specie e alla salvaguardia degli habitat marini. Una più severa regolamentazione ed efficacia del fermo temporaneo attraverso lo strumento dei piani di gestione, con il coinvolgimento dei protagonisti del settore: centri di ricerca, università, produttori.
Saranno attivate nuove regole per la gestione dei fondi riguardo la promozione del pescato attraverso ricerche e azioni di marketing più incisive; il contributo delle Organizzazioni di produttori (Op), anch’esse destinatarie delle risorse comunitarie; e un lavoro di monitoraggio delle continue evoluzioni del settore svolto dall’Osservatorio regionale del distretto mazarese della pesca, il Cosvap.
Le OP si trovano in una posizione strategica, tra il mercato e la produzione, dunque in grado di esercitare, secondo la comunità europea, una gestione razionale e sostenibile delle risorse ittiche. Rafforzandole, si potrà accorciare la filiera e si potrà garantire il valore aggiunto della qualità del nostro pescato.
Inoltre, annualmente, queste organizzazioni, così previsto dal regolamento comunitario, devono attuare un programma di attività che indica le misure delle catture del pesce e dei prodotti di acquacoltura in base alle esigenze del mercato, anticipando dunque le quantità e la regolarità dell’offerta. Questo consentirà di preservare quegli stock di pesce che il mercato non richiede e che viene, invece, pescato inutilmente.
Saranno attivati interventi per la riconversione dei pescherecci in altre attività, come modelli alternativi di ‘economia’ del settore, come la pescaturismo e l’ittiturismo. Altre misure saranno indirizzate ad azioni collettive per l’acquisto di attrezzi da pesca e per l’organizzazione comune dei mercati dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura. Altre ancora saranno destinate alle attività di studio e ricerca, alla creazione di strumenti di tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti per garantire ai consumatori uno standard qualitativo alto lungo l’intero processo di produzione.
E’ dovere di un buon governo stimolare la crescita dimensionale delle imprese e degli organismi di settore, realizzando un vero ‘sistema’. In Sicilia, la pesca è un settore produttivo non soltanto d’eccellenza in termini di qualità di pescato, ma centrale in termini di economia e di occupazione. Circa 20mila sono gli addetti che assorbono un fatturato prossimo ai 2 miliardi di euro (il 30% rispetto al fatturato nazionale).
Questi sono i numeri da cui bisogna ripartire. Al commissario europeo Joe Borg chiederemo per la pesca un trattamento analogo agli altri settori produttivi. D’altra parte, la crisi economica e finanziaria, che investe tutti gli altri comparti, trova la pesca già sfiancata da una precedente e ben nota crisi energetica (il caro gasolio), che la Regione ha fronteggiato con ben 15 milioni di euro.
Chiederemo di elevare il tetto dei 30mila euro di regime de minimis previsto in tre anni, una cifra troppo esigua perché un’impresa possa trarne beneficio; e di consentire l’avvio di progetti d’internazionalizzazione utilizzando il naviglio destinato alla rottamazione, cosa che, su circa 120 barche da demolire, porterebbe alla perdita di circa 4.000 posti di lavori. La Sicilia non si può consentire una tale perdita.
Inoltre, il rilancio e la realizzazione di un grande progetto di riqualificazione non può che passare attraverso un sistema creditizio efficiente che vada incontro alle vere esigenze della imprese, dove lo strumento principe è l’antico ‘credi to peschereccio’ che va assolutamente rivitalizzato”.