sabato, Luglio 27, 2024
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Assicurazione sui mutui. Un balzello da 6 miliardi imposto dalle banche

Alzi la mano chi non ha contratto un mutuo con una banca italiana. Per un cittadino non appartenente alla casta politica, ai gruppi della finanza, dell’industria  e dei dirigenti generali pubblici super pagati, è quasi un obbligo recarsi presso una qualsiasi delle banche italiane per contrarre un muto per l’acquisto della casa.
L’importo di questi mutui in media è del 50% del valore della stima della struttura effettuata dal tecnico di fiducia dell’istituto di credito, pagato però dall’utente, indipendentemente dal valore reale di mercato effettivamente pagato.
Per l’erogazione la banca pretende una garanzia sull’immobile, ipoteca di primo grado, che viene determinata nel doppio dell’importo erogato ed in alcuni casi anche del triplo.
Oltre a ciò pretende l’accensione di una polizza assicurativa contro incendio e scoppio per il valore intero dell’immobile.
Di conseguenza, se un cittadino ha acquistato un immobile per un valore di 300 mila euro, stimato dalla banca 250 mila, e che ha ottenuto un mutuo fondiario di 50 mila, deve accendere una polizza assicurativa a favore della banca per un rischio pari a 250 mila euro.
Abbiamo verificato la situazione è questa “vessazione”  che pensiamo possa trattarsi di un vero e proprio abuso noto e tollerato dalle istituzioni di controllo e dallo stesso governo italiano, che non sembra siano mai intervenuti “d’autorità” per impedirlo, è generalizzato e variamente giustificato.
Il dr. Antonio Di Martino della Direzione Generale di Banca Nuova ha confermato che in effetti Banca Nuova, a similitudine di altri istituti,  chiede ai suoi clienti mutuati l’accensione di una polizza assicurativa rischio incendio sull’immobile per il valore della sua ricostruzione, che però è relativo al valore dell’immobile stimato dal tecnico al momento dell’erogazione del muto.     
La giustificazione data dal Dr. Di Martino appare non supportata dalle norme di legge ed assicurative anche perché il costo di ricostruzione dell’immobile  che non tiene conto del valore dell’area e la posizione prestigiosa del fabbricato e di altri fattori economici che determinano il valore del fabbricato al momento della sua prima costruzione.  I conti quindi non tornerebbero comunque.
Se la garanzia ipotecaria ha una sua ratio perché va a tutelare l’importo del mutuo e degli interessi relativi, la polizza assicurativa incendio per il valore dell’immobile appare chiaramente una clausola vessatoria e quindi illecita. 
Logica e diritto vorrebbero che l’assicurazione pretesa dall’istituto a garanzia del credito fosse del valore del muto comprensivo degli interessi con la previsione di una riduzione annuale del rischio dovuto al pagamento delle rate del mutuo stesso e quindi, della diminuzione del credito vantato e “assicurabile” a favore della banca stessa.        
Va da se che i contratti di assicurazioni accesi tenendo conto del valore di stima dell’immobile fatta dal tecnico di fiducia della banca e quindi non sul reale importo del muto comprensivo degli interessi, sono  da considerarsi “nulli”  sia per la illogicità dell’imposizione sia perché, come clausola “vessatoria”,  dovrebbe essere specificatamente “accettata” dall’utente.  
In questa anarchia generale che vige nel mondo della finanza questo problema potrebbe apparire minore ma i numeri ci dicono che stiamo parlando di una somma vicina a 6 miliardi di euro che le banche introitano dai clienti e in molti casi le assicurazioni sono proprie delle banche..        
Il conto è presto fatto, anche se in difetto: il mercato dei mutui in Italia si aggira sui 200 miliardi e quindi è logico supporre che gli importi assicurati siano pari ad un valore immobiliare vicino a 600 miliardi di euro che ad un costo medio dell’ 1%  per ogni singola polizza, fa 6 miliardi tondi tondi, che non sono certo bruscolini!.
Le norme previste dal Codice delle Assicurazione e dalle circolari dell’ISVAP (in particolare la n. 533/D dell’ottobre 2004 prescrive norme di correttezza, diligenza e trasparenza) obbligano gli intermediari a proporre e far sottoscrivere prodotti adeguati alle effettive esigenze dei consumatori“.
In questo sistema di anarchia generalizzata è il singolo che deve chiedere giustizia perché lo stato e gli organi di controllo sembrano assenti e distratti.

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