giovedì, Aprile 25, 2024
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La chiesa cattolica, il problema italiano – Marsala ha trenta milioni di debiti e il sindaco prende impegni con la chiesa per 24 milioni

«  … distinta e ornata da moltissime grandi chiese, da monasteri di diversi ordini religiosi, da militi, da baroni e da altri nobili uomini, da curiali ragguardevoli e da persone attive … », questa era Marsala nel 1505 secondo il Viceré Giovanni Lanuça, sotto il dominio clericale del cattolicissimmo Re Ferdinando.  
Oggi il Sindaco Carini, su proposta dell’Assessore Antonino Sammartano (area Grillo), ideatore del progetto di recupero delle chiese marsalesi, soddisfatto contento di un accordo con il vescovo di Mazara del Vallo afferma “…così facendo faremo ritornare al loro antico splendore edifici di culto che rischiano la chiusura totale e che costituiscono un rilevante patrimonio artistico della Città“.
Ne è passata acqua sotto i ponti ma la Chiesa cattolica rimane per certi aspetti il “problema” italiano.
Già perché il Sindaco di Marsala, Lorenzo Carini, primo sindaco di destra di questa città sempre governata da amministrazioni socialiste tanto da farla divenire una vera e propria roccaforte sinistrossa, un giorno d’autunno dell’anno di grazia 2008, forse dimentico del forte debito che ha la città nei confronti della Cassa Depositi e Presiti dove con regolarità quasi giornaliera l’amministrazione attinge (tanto poi paga pantalone con le tasse), dimentico che nessun servizio pubblico raggiunge la sufficienza, ed in alcuni casi è motivo di spreco (vedi i trasporti pubblici), inebriato del sentimento religioso natalizio, non trova di meglio che firmare un protocollo d’intesa con il vescovo di Mazara del Vallo per il recupero delle chiese della città per un totale impegno di 24 milioni di euro.
L’amministrazione ci informa che la relativa delibera di giunta approvata il 23 Dicembre scorso (chissà perché in Sicilia le delibere per impegni così importanti vengono approvate durante le feste di fine anno) mette il sindaco in condizioni di richiedere al CIPE i finanziamenti utilizzando i fondi FAS (Fondo aree sottoutilizzate).
Prendiamo atto ma i fondi FAS sono di pertinenza nazionale e regionale e soprattutto sono fondi che dovrebbero essere utilizzati per lo “sviluppo” socio e economico e per il riequilibrio territoriale, non certo per le necessità del clero cattolico.
In questo momento di crisi internazionale e nazionale, ove si consideri che lo Stato centrale avrebbe a disposizione una “riserva di programmazione” che ammonta a circa 9 miliardi, che dovrà operare tagli e attingere ai fondi delle Regioni”, e che comunque non sarebbe previsto dalle procedure amministrative che un singolo comune possa interloquire direttamente con il CIPE a cui il sindaco afferma di volersi rivolgere, l’ipotesi che questo accordo con la chiesa possa alla fine gravare sulle tasche dei marsalesi appare alquanto verosimile.
Nella delibera di giunta infatti, non sembra essere espressamente indicata la clausola:  “l’impegno dell’amministrazione è vincolato all’ottenimento di contributi statali a fondo perduto”.
E’  probabile l’accensione di mutui presso la Cassa Depositi e Prestiti in prospettiva FAS,  e con gioia, i cittadini marsalesi ringrazieranno il sindaco che non riesce a garantire una città pulita e con servizi adeguati, ma in cambio gratifica il clero di molte attenzioni e di denaro che dovrebbe servire per lo sviluppo del territorio. .

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