lunedì, Dicembre 9, 2024
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L’attentato di Mumbai visto dal Pakistan

Il Pakistan, non si considera responsabile di quanto accaduto a Mumbai perché non è in grado di controllare tutti gli islamisti radicali o dei talebani. Formalmente i pakistani stanno facendo del loro meglio nella lotta al terrorismo ma la difficoltà di controllare il vasto territorio tribale e kashimiro realisticamente sono molte. D’altra parte gli Usa stanno mettendoci molto del loro per complicare non poco la vita al governo pakistano continuando ad agire militarmente nel Waziristan, area in fermento dal oltre 150 anni. Storiche le spedizioni punitive inglesi nella regione nel 1860 e nel 1945.
Dal punto di vista pakistano, ma non solo, gli islamisti  rappresentano una minaccia, ma la minaccia maggiore per il Pakistan e il suo governo potrebbe arrivare a seguito di una decisione pakistana di intervenire direttamente e massicciamente contro gli integralisti. Il pericolo non sarebbe solo pakistano, l’intera regione potrebbe pagarne serie conseguenze, e questo è noto, purtroppo, anche ai talebani.
Il problema quindi apparentemente appare irrisolvibile e il governo pakistano che ritiene di governare con efficacia il paese, è conscio del fatto che i costi di una guerra aperta contro gli integralisti e le aree tribali sarebbero troppo elevati rispetto ai modesti benefici che potrebbero scaturirne.

LOC
LOC

Il problema per certi aspetti più importante per il governo pakistano è quello della sicurezza lungo la LOC con l’India e un eventuale spostamento di truppe indiane verso ovest, potrebbe indurre il Pakistan a spostare ingenti forze dalla frontiera afghana per dirottarli lungo la LOC (Linea del cessate il fuoco). Una minaccia teorica in quanto i due paesi si fronteggiano con ingenti forze schierate anche accasermamenti “stanziali” da decenni lungo la linea del cessate il fuoco e guerreggiano, dimenticati da tutti, anche sul ghiacciaio del Siachen. Nell’area intorno a Lahore, assegnata dall’ultimo vicerè dell’India  Mountabatten al Pakistan dopo la separazione, si fronteggiano due potenti macchine da guerra.
Va da sé comunque che in caso di spostamento di truppe pakistane verso est, la vulnerabilità delle forze NATO aumenterebbe e le linee di approviggionamento sarebbero alla mercè dei talebani senza la scorta convogli garantita dall’esercito pakistano lungo la rotta est-ovest. E l’ipotesi americana di aprire una via logistica dal caucaso presenta notevoli problemi di carattere politici oltre che operativi.
Ecco che quindi che gli USA devono cercare in tutti i modi di raffreddare la tensione fra i due stati nemici.  
Scartata l’ipotesi di un blocco navale indiano a carico del Pakistan, rimarrebbe la via americana alla soluzione: l’intervento aereo di New Dheli sui campi di addestramento dei terroristi. Ma c’è il problema che l’India non ha aerei da bombardamento tali da creare seri problemi ai guerriglieri. La possibilità di un intervento indiano in territorio pakistano in aree sotto il controllo dei talebani potrebbe in ultima analisi essere “tollerato” con opportune proteste ufficiali dal Pakistan che comunque trarrebbe benefici da questa ipotesi azione.  
Scenari imprevedibili a cui va aggiunta l’incognita nucleare. Il Pakistan è in possesso della bomba atomica già dal 1993 ma è difficile comprendere l’affidabilità dell’armamento. Stessi dubbi, anche se minori, per l’India.
Un situazione molto complicata e lo stallo della politica americana dovuta al cambio alla presidenza certo non agevola chi deve trovare una adeguata soluzione.
Ancora una volta però, la strategia USA ha provocato reazioni a catena prevedibili ma purtroppo non hanno ottenuto dagli esperti americani la sufficiente attenzione.
Sulla scacchiera si muovono diversi attori e quello più defilato,l’IRAN, appare per certi aspetti il più pericoloso ed imprevedibile.

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