sabato, Luglio 27, 2024
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Io Stato, in nome del popolo italiano … non ti pago!

Pubblichiamo  senza commento la lettera aperta di un professionista siciliano, Domenico Cutrona, al Capo dello Stato per un fatto personale ma che ha rilevanza nazionale.
 Al Signor Presidente della Repubblica, GIORGIO NAPOLITANO,
     Le scrivo questa lettera per denunziare alcune alterazioni, oramai, accertate e ben note a tutti, che purtroppo sono diventate consuete nel nostro Paese, le quali contraddistinguono il corso della storia della Repubblica Italiana, e che sono del tutto inammissibili e inaccettabili. Le difficoltà dell’economia Mondiale, Europea e quelle Italiane in particolare, hanno portato ai cittadini di questo Paese un malessere indiscutibile, generato e aggravato da una mala gestione della cosa pubblica a ogni livello di essa.
    Ripongo alla sua Emerita attenzione, Signor Presidente, del quale ho il massimo rispetto per la sua persona, soprattutto per l’alta carica che Ella riveste, la continua inosservanza dei diritti dichiarati dalla Costituzione Repubblicana, dei diritti dell’uomo, nonché la mancata tutela e difesa della dignità della persona umana, perché tali violazioni oramai sono consuete da parte degli organi dello Stato, compresa la Magistratura, e sottometto, alla sua attenzione, seriamente il problema sia dal punto di vista politico, sia della mancata attuazione dei principi costituzionali che sono conclamati in essa.
    Mi rivolgo a Ella, inoltre, nella qualità di Presidente del C.S.M., come custode e garante dei Principi Costituzionali, affinché possa prendere i necessari provvedimenti come Capo dello Stato, per i poteri ad Ella conferiti dalla stessa Costituzione, affinché la funzione giurisdizionale, possa applicare serenamente le leggi dello Stato, approvate dal Parlamento, come ricerca della verità, per attuare una maggiore giustizia sociale, che è uno dei principi fondanti dell’Italia Repubblicana, senza alterazione o interpretazione di comodo che modifichi la volontà del legislatore.
    Questa lettera, inoltre, oltre ad interessarla come Capo dello Stato, e quindi super partes, la investe ancor prima come uomo politico, data la sua lunga attività svolta nel Parlamento Italiano, come parlamentare, che lo ha visto impegnato politicamente come uomo equilibrato e degno di rappresentare il Paese nell’alta carica che oggi riveste.
    La Costituzione è una fonte di legge per tutti, cui, poi, sia organi della Stato sia le stesse leggi devono obbligatoriamente uniformarsi, a tali principi, e, inoltre regola i rapporti tra i cittadini e lo Stato, mentre stranamente e contrariamente  a quanto recitato dalle norme della Costituzione, in questo Paese si assiste al fatto che le cose funzionano in modo  del tutto diverso.
    Mi rendo perfettamente conto, Signor Presidente, che Ella non è responsabile delle leggi approvate, dal Parlamento, ma sicuramente ha l’autorità per intervenire con energia sulle difficoltà che si sono venute a creare a causa delle modificazioni di alcune funzioni e delle applicazioni delle leggi di questo Stato.
    La Costituzione le conferisce la facoltà e il potere di intervento in attuazione dei principi costituzionali che devono essere applicati.
    Nella fattispecie concreta, mi permetto sommessamente di sottoporre alla sua attenzione, con questa mia lettera aperta come la Pubblica Amministrazione, utilizza le violazioni di legge, e poi, queste, sono utilizzate surrettiziamente come espedienti, ai fini di una difesa giuridica, nel corso del contenzioso civile instaurato, con l’accettazione di tale violazione di legge e la condivisione anche della Magistratura giudicante, violando così l’art. 97 della Costituzione.
    Il caso che pongo alla sua attenzione, sollevo e le rappresento, non è un caso isolato, che ha investito solo il sottoscritto, ma un orientamento ormai generalizzato e diffuso che investe molti cittadini, liberi professionisti, e di cui mi faccio interprete di una volontà estesa e generale. La Pubblica Amministrazione, nel caso in specie, un Comune, dopo avere conferito l’incarico professionale con regolare delibera vistata dagli organi preposti, e con i visti di legittimità, senza la copertura finanziaria, che è un obbligo di legge, poi in sede di contenzioso civile utilizza subdolamente la violazione di legge come difesa processuale affermando e dichiarando che la delibera non ha la copertura finanziaria, e quindi ammettono l’illecito amministrativo, facendo esplicito riferimento all’art. 23 del D.L. n. 66/89 convertito in legge n. 144/89, per difesa, ciò per non assumere responsabilità personali da parte di amministratori e funzionari, nei confronti della Corte dei Conti, ai fini di fare annullare al professionista il credito professionale maturato per legge.
    E’ solo un artificio, al fine di non corrispondere gli onorari previsti per legge ai liberi professionisti che ignari delle malefatte della Pubblica Amministrazione, hanno svolto un lavoro professionale, anche se la legge prevede il pagamento di tali onorari come debito fuori bilancio, ma la cosa ancora più grave sta nel fatto che la Magistratura giudicante ha applicato una norma di legge che si pone in violazione alle norme Costituzionali e alle leggi professionali, dando una palese copertura giuridica a un illecito non solo amministrativo.
    La norma sopra richiamata, a mio parere, non è applicabile come motivazione di annullamento delle delibere degli Enti territoriali regolarmente approvate dai vari organi previsti dalla legge, riguardanti il conferimento di incarico a liberi professionisti che sono tutelati dalla legge professionale in materia di rapporti di lavoro perché la motivazione di annullamento del lavoro svolto è solo strumentale e finalizzato a  non corrispondere i crediti professionali maturati.
    E’ un fatto che può accadere solo in un paese poco civile, e quindi è inaccettabile da parte dello Stato Italiano che vanta ed è tra gli otto Paesi più industrializzati del mondo, per quanto riguarda le industrie, ma che si pone alla stessa stregua di un paese del terzo mondo, per ciò che attiene la tutela dei diritti umani consacrati nella Costituzione. Tutto ciò è assolutamente inammissibile.
    Orbene, la norma citata approvata dal Parlamento faceva esplicito riferimento alla cattiva gestione degli Enti Comunali, i quali abusavano con le deliberazioni di Giunta Municipale di eseguire spese di somma urgenza, e alteravano, così, il bilancio comunale con un eccesso dalle previsioni di spesa dell’ente medesimo. Se questo è condivisibile per certi versi, non è accettabile se è utilizzato come strumento di mancato pagamento di onorari professionali, maturati per legge, ai liberi professionisti regolarmente incaricati dalla Pubblica Amministrazione.
    Questo ha portato gli stessi Enti che hanno violato la legge a utilizzare questa norma anche per il lavoro svolto dai liberi professionisti, al fine di non corrispondere gli onorari maturati, ma la cosa ancora più grave sta nel fatto che la Magistratura ha sancito il principio e l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale la mancata copertura della delibera di incarico professionale, per una violazione di legge dell’ente medesimo, che contrasta con i principi sanciti dalla Costituzione che è fonte di legge, è motivo di nullità del rapporto contrattuale e quindi della delibera di incarico che aveva ottenuto tutti i visti previsti dalla legge, ponendo tale decisione in forte contrasto con la legge professionale delle categorie interessate, che è legge dello Stato.
    E’ un fatto inaccettabile, perché questo modo di amministrare, in nome del popolo italiano, la Giustizia e la cosa pubblica, viola i principi della costituzione e lede i diritti costituzionali dei cittadini.
    Nonostante le norme Costituzionali sanciscano l’obbligo di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale ai cittadini di questo paese, si assiste invece a un’azione costante di ostacoli, alchimie, ed escamotage per non corrispondere gli onorari ai liberi professionisti, come il caso sollevato, alterando, così, quelli che sono i principi e le regole dello Stato Italiano.
    Le professioni in questo Paese sono regolate da leggi, le quali poi in alcuni casi sono violate e non rispettate dagli stessi Organi e Istituzioni dello Stato. Il caso che le prospetto conferma un consolidato orientamento di violazione della legge professionale; oltre che dei diritti costituzionalmente garantiti, (si fa per dire !).
    In questo Paese la Costituzione è costantemente violata anche dagli organi della Magistratura la quale nelle statuizioni delle sentenze emesse non fa riferimento alle norme Costituzionali, proprio le suddette norme che dovrebbero garantire e tutelare tutti i cittadini com’è in essa scritta invece non li tutelano e li garantiscono, atteso che si applicano le leggi secondo il principio della circostanza o utilitaristico, come nel caso prospettatole.
    La stessa Costituzione, Signor Presidente, è considerata da più parti una legge ordinaria e dimenticata molto spesso dalla stessa Pubblica Amministrazione, che dovrebbe essere quella che maggiormente dovrebbe applicarla. E’ palesemente inaudito e inaccettabile che una legge fondamentale dello Stato, a cui le altre leggi approvate dal parlamento debbono uniformarsi, sia ignorata nelle funzioni applicate quotidianamente da parte degli stessi Organi dello Stato.
    Mi sia consentito Signor Presidente, sollevare, a mio modesto parere, un errato orientamento giurisprudenziale, che afferma il principio secondo il quale la mancata copertura finanziaria della delibera d’incarico professionale, regolarmente approvata dagli organi dell’Amministrazione, Segreteria, Ragioneria, Giunta, oltre i visti di legittimità, è motivo di nullità della delibera d’incarico e quindi del lavoro eseguito, del professionista che ha svolto il proprio lavoro, questo in un Paese civile è inammissibile, ma soprattutto è palesemente contraddittorio.
    Questo modo di applicare la legge nel nostro Paese è paragonabile solo a un paese di scarsa capacità giuridica, ma soprattutto di un paese in cui sono ignorati e calpestati i diritti dei cittadini, cioè un paese non democratico.
    Ma qual’è la responsabilità  del professionista, che non ha avuto nessuna ingerenza della violazione di legge  da parte di chi ha Amministrato gli organi dello Stato, che invece si vede spogliato fraudolentemente del proprio lavoro?
    Perché poi le manchevolezze di legge, della Pubblica Amministrazione, sono fatte pagare al professionista, invece che ai responsabili della cattiva amministrazione che ne determina l’atto di mala gestio?
    Chi paga i danni economici causati, dall’Ente Pubblico, ai liberi professionisti, del mancato guadagno, che non hanno avuto nessuna responsabilità sulla cattiva amministrazione dell’Ente?
    La risposta è molto chiara, il professionista, è la catena più debole di un sistema politico-burocratico, cui non è possibile sostenere alcuna difesa, ma solo un’accettazione passiva della vessazione e offesa alla dignità della persona umana!
    In un Paese serio e civile, in cui le leggi garantiscono e tutelano i cittadini, questo non dovrebbe verificarsi per una serie di motivazioni:

  • 1) Tutte le leggi approvate dal Parlamento devono osservare i principi sanciti nella Costituzione, ove queste non sono osservate, sono da dichiarare leggi incostituzionali;
  • 2) Le norme Costituzionali, prescrivono che lo Stato, rimuove gli ostacoli economici dei cittadini e tutela i diritti dell’uomo, sempre poi che la Pubblica Amministrazione, è obbligata di osservare l’art. 97 della Costituzione, che impone la imparzialità e la trasparenza di essa.
  • 3) In questo Paese c’è la consuetudine di approvare alcuni articoli di legge inserite nella finanziaria dello Stato, per poi determinare azioni di orientamento e di difesa, che Le ricordo sommessamente, sono in palese contrasto con le leggi professionali delle varie categorie sociali, oltre che alle norme della Costituzione.
  • 4) La Costituzione Repubblicana, del nostro Paese, sancisce il principio secondo il quale lo Stato rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
  • 5) Il lavoratore, (dipendente o autonomo), ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

    Signor Presidente questi principi Costituzionali, purtroppo, come è ben noto a tutti, sono violati nel nostro Paese, per l’incapacità politica, per il libero arbitrio di alcuni organi dello Stato e per la mancanza di un sistema politico che possa garantire e tutelare la dignità della persona umana, e i diritti dell’uomo, che sono stati riconosciuti dallo Stato Italiano, e dalle ingiustizie sociali che sono principi fondamentali della Costituzione Italiana.
    Il Parlamento che ha la delega di rappresentanza popolare per tutelare i cittadini è davvero assente e lontano dai problemi reali del Paese, mentre il Cittadino assiste inerte e senza alcuna possibilità di intervento alle manchevolezze di esso.
    I partiti sono diventati puro simbolo a tutela e difesa di fatti esclusivamente personali, anziché volgere lo sguardo verso i problemi reali del Paese e dei cittadini che li hanno eletti e da cui deriva la volontà popolare; vi è, in questo Paese, una sostanziale usurpazione della volontà popolare.
    Ora Signor Presidente, nel nostro Paese quella che manca è la democrazia sostanziale, perché non c’è alcun dialogo tra il parlamento e i cittadini, che sono fonte di potere, oltre al fatto che vi sono continue interferenze tra i vari organi dello Stato, che sono palesemente incostituzionali, essi travalicano i confini delle proprie funzionalità imposte dalla Costituzione.
    In un Paese civile non è consentito ad alcun Organo dello Stato creare delle disfunzioni costituzionali, ormai Signor Presidente siamo in un’epoca storica in cui la dinamicità dell’economia, la globalizzazione, impone allo Stato la soluzione dei problemi in tempi rapidi e reali, costato, invece, che il nostro Paese è rimasto nelle sue strutture e nei modi di agire un Paese prettamente “feudale” nel quale le soluzioni sono prese solo per i Signori Feudatari, e i loro amici, mentre il cittadino comune e il popolo, che conta solo in tempi di elezioni, sempre meno a dire il vero, è solo una massa informe e senza anima, il cui destino è segnato e scolpito dagli eventi che sono sopra ogni considerazione di ragionevolezza e consapevolezza.
    Signor Presidente così si creeranno solo idiosincrasie e disuguaglianze sociali, che danneggiano ulteriormente lo Stato e i Cittadini, ma principalmente danneggiano le funzioni principali dello Stato, il Legislativo, l’Esecutivo e il Giurisdizionale, le cui funzioni sono alterate dal comportamento personale ora di questo ora di quello, con il risultato evidente di distorsione dei principi costituzionali, che sono applicati in maniera notevolmente distorta rispetto ai principi ispiratori cui sono stati fondati e scritti.
    Tutto ciò non è più sostenibile, perché si creano delle alterazioni del sistema politico e di conseguenza provocano un’alterazione dei comportamenti degli organi dello Stato e dei principi cui essi devono sottostare, con l’ovvia conseguenza che si alterano i rapporti tra lo Stato e i cittadini, e il rapporto tra gli stessi organi dello Stato.
    Signor Presidente, mi rivolgo a Lei con umiltà, perché come garante della Costituzione prima e come presidente del C.S.M. poi con l’autorevolezza, che gli compete per l’alta carica che ricopre, come Capo dello Stato, affinché possa intervenire su quanto da me sollevato.
    Non è solo un caso isolato ma generalizzato, facendomi interprete di un malessere diffuso tra i cittadini liberi professionisti, per contribuire ad attuare i principi sanciti dalle norme della Costituzione Italiana, per cercare di eliminare tutte le violazioni e le ingiustizie di questo Paese, che ne condizionano lo sviluppo, la crescita, democratica e civile.
    E’ tutta la società civile che è investita e interessata a questa problematica di tutela dei diritti dell’uomo e della difesa della dignità della persona.
    Il principio secondo il quale, ogni cittadino, che ha eseguito un lavoro deve essere retribuito, secondo i dettami costituzionali, in questo paese è palesemente violato, per cui è necessario e indispensabile un suo autorevole intervento, nei confronti del Parlamento, dell’Esecutivo e del C.S.M., affinché siano eliminate queste distorsioni costituzionali, che danneggiano i cittadini di questo paese.
    Sono fiducioso del suo interessamento, perché in uno Stato in cui, vi è una palese malversazione del denaro pubblico, sperperato dalla Pubblica Amministrazione a pagarne le spese non siano i cittadini che non hanno, certo, contribuito a questo stato di cose.
    In un momento storico e politico in cui viviamo, nel quale non vi sono certezze, in cui lo Stato non funziona, la Magistratura non dà certezze del diritto, non vi sono gli sbocchi economici di lavoro e sviluppo, il ruolo della politica è ridotto a puro simbolo, perché non riesce minimamente a risolvere tutti i problemi che sono ormai sotto gli occhi di tutti, si ritiene doveroso la soluzione di tali questioni che sono ormai evidenti, da parte di coloro che hanno delle responsabilità istituzionali, fra cui Ella, Signor Presidente, oltre al Presidente del Consiglio dei Ministri e del Parlamento, e di tutti coloro rappresentano lo Stato in ogni Organo Istituzionale, compresa la Magistratura che alimenta casi di lacerazioni sociali.
    La questione morale e l’etica, non è che investe solo l’individuo, ma impegna soprattutto gli Organi  Istituzionali del nostro Paese, i quali sono obbligati a tenerne conto, nell’osservanza dei Principi Costituzionali.
    Uno Stato democratico ha il dovere e l’obbligo di attuare e realizzare i principi della democrazia e della tutela dei diritti dei cittadini, ove questo non accade, significa che si è alla presenza di un sistema politico diverso dalla democrazia.
    E’ di tutta evidenza come oggi le risorse finanziarie, dello Stato, siano destinate al pagamento, oltre che di stipendi di personale in esubero, in alcuni casi, di consulenti, portaborse e altri soggetti che devono essere remunerati come collaboratori di amministratori, politici per fini puramente clientelari, questo in un paese civile è inammissibile.
    Se tutto questo è stato tollerato in un’epoca storica in cui vi è stato sviluppo e crescita economica, ora che siamo in un periodo di palese recessione economica questo non è più ammissibile, quindi è necessario che Ella si faccia carico dei disagi dei cittadini, affinché si possano creare le condizioni di tutela degli stessi e di sviluppo economico di essi senza alterazioni di condizioni che sono negative per l’intera società italiana.
    Sono fiducioso che il problema sollevato e denunziato con questa lettera aperta possa essere di stimolo alla sua persona per l’alta carica che riveste per rimuovere l’ostacolo che impedisce al libero professionista, come ogni altro cittadino, che ha svolto il proprio compito, di riscuotere le proprie spettanze professionali dovute per legge, che altrimenti sono negate dagli organi dello Stato italiano.
    Se questo non dovesse succedere Signore Presidente, se Ella non riuscisse veramente a rimuovere questi ostacoli, di quanto è sancito e previsto dalla Costituzione Repubblicana, che lo Stato è obbligato a rimuovere, perché è tale la condizione negativa in cui verte questo Paese, allora significa che non esiste più lo Stato unitario come lo si è inteso sino ad oggi, nel qual caso allora è necessario che i cittadini sappiano che il loro voto è costantemente defraudato e utilizzato per fini diversi di quello che comunemente viene impiegato in tutte le democrazie avanzate, perché è stato alterato il consenso e la rappresentanza politica, oltre al fatto che non vi è più alcuna rispondenza tra la volontà popolare e i loro rappresentanti, come di converso deve essere uno Stato in cui vige una democrazia sostanziale.
    Ella, Signor Presidente, come garante della Costituzione Repubblicana, ha il potere, ma anche il dovere, di intervenire al fine di tutelare i cittadini italiani secondo le leggi di un Paese che non attua le norme in essa sancite, atteso che in questo Paese ormai non si è più in una democrazia, proprio perché vengono negati e calpestati i diritti dell’uomo, e dove lo Stato unitario è venuto meno per la incapacità politica di tutti coloro che hanno amministrato e determinato con il proprio operato la situazione di stallo politico ed economico a cui assistiamo.
    Signor Presidente se le condizioni politiche, economiche e sociali che hanno retto lo Stato unitario dalla sua unificazione sino a oggi non sussistono più per la evidente alterazione e disfunzione dei vari Organi Istituzionali, allora è necessario ed indispensabile guidare un processo di cambiamento al fine di assicurare ai cittadini italiani un maggiore benessere  economico e una maggiore giustizia sociale, ma soprattutto una tutela dei diritti sanciti dalla Costituzione, che sono, invece, costantemente violati.   
    Per tutte le ragioni sopra esposte, si chiede all’Emerito Signor Presidente della Repubblica:

  • 1) Un energico e urgente intervento, presso Il presidente del Consiglio dei Ministri, la Magistratura e il Parlamento, affinché gli organi giudicanti riconoscano agli aventi diritto il lavoro eseguito e ne ammettano il pagamento degli onorari maturati.
  • 2) Un incontro al Quirinale per meglio spiegare il caso sollevato, che viola i principi costituzionali da parte degli Organi dello Stato.
  • 3) La costituzione di un fondo ai sensi dell’art. 119 della Costituzione che possa favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona che sono stati lesi anche con sentenze passate in giudicato, nel contenzioso civile istaurato tra un libero professionista e la Pubblica Amministrazione, che è stata causa di tale evento dannoso, oltre ai danni emergenti determinati ai cittadini liberi professionisti, dal comportamento di una Pubblica Amministrazione cha ha agito in violazione delle leggi dello Stato.

    A tal fine si fa presente e si informa il Signor Presidente della Repubblica, che quanto suddetto non costituisce solo un fatto personale, ma una premessa per fare sentire la voce dei Cittadini, che ormai non possono più sperare in questo Parlamento e nei suoi componenti, perché i Cittadini che condividono quanto da me esposto sono disponibili a costituire spontaneamente e democraticamente un grande Movimento di opinione che prenderà le iniziative politiche opportune.
Tutto ciò per assicurare l’applicazione dei principi Costituzionali cui lo Stato è obbligato attuare secondo le norme previste dagli art. 1,2,3,4, 36, 97, della Costituzione della Repubblica Italiana, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948, costituisce legge per lo Stato Italiano e come tale deve essere osservata e applicata, in modo particolare dagli organi dello Stato, i quali non possono, certo, negare ai cittadini italiani un diritto proclamato dalla Costituzione.
    Con deferenza
         Enna – Catania lì, 17 Novembre 2008

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