Secondo quanto comunicato dall’Assessorato Regione alla Sanità, l’Assessore Russo ha attivato un’indagine interna che ha permesso di stabilire che le direttive impartite nel passato dall’Ispettorato regionale alle Ausl per l’approvvigionamento dei vaccini non sono conformi alle indicazioni fornite dal ministero della Salute, comportando peraltro una spesa ben maggiore di quella sostenuta da molte altre regioni per la stessa identica campagna di prevenzione.
L’Assessorato comunica che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato l’immissione in commercio di due vaccini, il Gardasil e il Cervarix, includendoli nel programma di vaccinazione gratuita contro il papilloma per le ragazze nel corso del dodicesimo anno di vita. La Commissione salute del ministero ha successivamente sottolineato che, siccome entrambi i vaccini presentano profili di sicurezza, efficacia ed equivalenza ai fini della prevenzione del carcinoma del collo dell’utero (obiettivo principale di salute pubblica), “è valutazione condivisa che una gara basata solo sul prezzo permetta di ottenere i risultati più convenienti, valutabili in economie del 20-25%”: indirizzo, questo, assunto da ben 12 regioni italiane.
Le Ausl siciliane, invece (ad eccezione dell’Ausl 1 di Agrigento), hanno acquistato il Gardasil “in esclusiva”, senza gara ad evidenza pubblica, sulla base delle indicazioni contenute in un decreto dell’ispettorato dell’11 marzo 2008 il quale fa proprio un documento di indirizzo di un comitato tecnico scientifico regionale, secondo cui è preferibile l’uso del vaccino quadrivalente (il Gardasil, appunto).
In termini economici, secondo il prezzo negoziato dall’Aifa, ogni dose di vaccino Gardasil è valutata 104 euro contro i 95 del Cervarix: prezzi di listino che possono essere fortemente abbattuti attraverso una gara pubblica d’acquisto. Ad esempio, la Lombardia, che come altre regioni ha acquistato con gara pubblica, si è aggiudicata a meno di 69 euro lo stesso prodotto farmaceutico acquistato in Sicilia, il Gardasil. Considerato che il fabbisogno stimato annuo per la Sicilia è di 78.690 dosi (3 dosi per 26.230 ragazze) con la nuova direttiva voluta dall’assessore Russo è possibile un risparmio di una cifra compresa tra 1 e 2,5 milioni di euro all’anno.
“Certi sprechi non sono più tollerabili – sostiene l’assessore Russo -. C’è un parere reso dal “tavolo ministeriale” lo scorso anno secondo cui le Regioni che sono in forte disavanzo e hanno sottoscritto l’accordo sul “piano di rientro” non possono erogare prestazioni aggiuntive non autorizzate a carico del servizio sanitario nazionale. Continuerò sulla strada del rigore e dei controlli, è necessario voltare pagina. Forse non è abbastanza chiaro che tutti gli sprechi pubblici alla fine gravano sulle tasche del cittadino in termini di maggiori tasse. E’ proprio il deficit della sanità il vero problema che non è più socialmente sostenibile”.
L’intervento dell’Assessore è certamente una novità nel panorama politico siciliano che purtroppo annovera politici troppo “disattenti”. Ora però l’Assessore non può semplicemente dirci che farà ritirare la direttiva incriminata. Non sarebbe credibile se a questo non facesse seguito un’indagine interna e capire come mai è stato possibile che il comitato regionale abbia valutato migliore il Gardasil quando l’Agenzia nazionale ha definito i due farmaci “equivalenti” e dando precise indicazioni che la scelta fra i due vaccini era esclusivamente “economica”.
Inoltre, non basta comunicare che è stata diramata una direttiva in difformità alle indicazioni fornite dal Ministero della Sanità, bisogna dire anche cosa si intende fare per capire chi ha agito in questo modo..
Domande che necessitano risposte così come è auspicabile che l’Assessore prenda seri provvedimenti a carico di chi ha agito in maniera tale da aumentare notevolmente i costi a carico del Servizio Sanitario.