sabato, Luglio 27, 2024
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MARSALA: Orazio Cancila sonoramente bocciato sui Florio

Costanza Afan de Rivera
Costanza Afan de Rivera

Alla presentazione di un libro che pretende di parlare di storia ci si aspetta di sapere dall’autore quali sono state le ricerche e quali i riscontri confrontati alla base del lavoro. Niente di tutto questo è successo ieri alle Cantine Florio, dove la Libreria Giunti ha organizzato in maniera esemplare la presentazione del libro di Orazio Cancila sulla dinastia dei Florio.
Ospite d’onore Costanza Afan De Rivera Costaguti, ultima discendente dei Florio, che sin dall’arrivo alle cantine è apparsa alquanto nervosa e non ha nascosto il suo stato d’animo quando, dopo aver risposto al saluto dell’avv. Signorello e dei professori Alagna e Lentini, si è accomodata al tavolo evitando, con classe,  di stringere la mano a Cancila. Le è bastato togliersi lentamente e con qualche difficoltà, apparsa voluta, il suo soprabito per “saltare” il saluto all’autore del libro. La classe non è acqua, e questo è stato solo il primo assaggio di quanto sarebbe successo dopo gli interventi dei presentatori del libro.
Strana l’apertura del prof. Alagna che fuori contesto ha sentito la necessità di chiedersi come mai ancora si crede alla favola di una Sicilia del Bengodi che avrebbe perso con l’unità. Poco interessante il suo intervento che ha avuto il suo “massimo” quando ha descritto i Florio come una famiglia che viveva nel contesto di una società malata di mafia.
Non meno prolisso ci è apparso l’intervento del prof. Lentini, che come filo conduttore ha avuto quello di presentare una famiglia di incapaci e composta da persone dedite alla bella vita. Dopo quasi 20 minuti di discorso a tema, ha elogiato il libro di Cancila definendolo “bello” e chiarificativo della vicenda Florio. Per essere un apprezzamento su un testo che vuole essere storico … ben poca cosa.
Breve e più tecnico, ma sempre sullo stesso filone dei primi, ci è apparso l’intervento dell’avv. Signorello.
L’intervento di Cancila, invece, è apparso abbastanza vuoto. L’autore si è limitato ha ripercorrere il suo lavoro di ricerca presso gli studi notarili siciliani almeno fino al 1930 affermando, e qui bisogna dargli merito, che si è servito di ricerche fatte dai suoi allievi citando in particolare una studentessa di Palermo la cui ricerca gli ha permesso di scrivere un intero capitolo del libro. Fatto, quest’ultimo, che sembra una prassi consolidata seguita dai docenti universitari “italiani”, che spesso utilizzano le tesi dei propri allievi per scrivere i loro libri. Chissà se questa volta, visto il riconoscimento pubblico, Cancila devolverà ai suoi allievi ed in particolare alla studentessa palermitana una percentuale sui diritti!
Arriva, dopo quasi un’ora e mezza, l’intervento dell’ultima dei Florio. L’inizio non è dei più rassicuranti per Cancila perché esordisce precisando che ha deciso di leggere un testo già preparato piuttosto che parlare a braccio come suo solito.
“… il volume – inizia Costanza Afan – è un’opera corposa, effettuata da un accademico-scrittore e, non si accosta alle varie altre pubblicazioni che ho letto e che avevano i loro pregi, ma è di carattere letterario e scientifico.
I pregi si basano sull’impostazione di una tesi con prove quasi tutte documentali. La tesi dell’autore va contro corrente da quanto finora pubblicato sulla dinastia dei Florio.
L’autore produce anche elementi inediti, sia pure contestabili, e cioè che la crisi sia già sorta nel 1896 con Ignazio senior, alla sua morte. Le vicende di fine secolo sino agli anni trenta-quaranta, sono complesse, ed egli non distingue chiaramente tra parte marittima, attività di cantieri navali, attività commerciale marittima in compagnie nazionali.
Tali attività in proprio della società di famiglia o di azionisti in altre società, seguono in  buona parte le vicende di un naviglio mercantile in via di trasformazione storica, per ragioni tecnologiche belliche (dicasi guerre africane e conseguente noleggio delle unità per trasporto truppe), migratorie (rotte per le americhe) con conseguente intervento dello stato in sovvenzioni, avvenute da parte dei governi di tutta Europa. Per l’Italia, anche dopo la “chiusura” della vicenda Florio, il naviglio marittimo nazionale è sempre stato sovvenzionato e alla fine assorbito dallo stato con la formula IRI.
L’insistenza sulla tesi che il tracollo sia dovuto esclusivamente “all’atteggiamento scellerato dei due fratelli e di Donna Franca” è ingiusto, lascia in sottoluce gli andamenti economici delle attività, mosse dal mercato nazionale ed internazionale e quindi imponderabile, e da decisioni del governo nazionale. 
Tra l’altro, l’autore fa affermazioni, dal mio punto di vista gravi, e cioè che i Florio inserissero la contabilità di famiglia in quella delle società in cui godevano di partecipazioni, per ridurre i propri debiti.
Conclusione: il successo della famiglia, inserendo la Sicilia nel circuito economico globale dell’Europa, è sottovalutato: l’industrializzazione con mezzi acquistati all’estero sfruttando risorse agro-ittiche, l’industria enologica, senza trascurare l’attività di industrializzazione di base creando nuclei (modesti, ovviamente per l’epoca) di attività siderurgica, di attività chimica e altre.
Mettere in luce a fini di conferma delle “spese inconsiderate” della famiglia, come causa esclusiva del suo crollo, significa non comprendere che la stessa famiglia stava utilizzando metodi moderni di comunicazione e di relazioni pubbliche in favore dell’Isola e dei suoi abitanti, collocandola sulla carta geografica dei grandi avvenimenti dell’epoca, gli inglesi dicono: “where the action is”.
Così sono state anche per la Targa Florio (Dubai ha fatto lo stesso ora costruendo un circuito), le visite dei governanti europei, le loro visite all’estero con contatti ad alto livello, con banchieri, industriali, membri del governo, etc.
Infine, i Florio, scartando l’ipotesi di amministrazione controllata o forme simili, oppure trasferendosi armi e bagagli all’estero, a Montecarlo o in qualche altro posto più lontano come le Americhe (molti lo hanno fatto) sono voluti uscire dai loro problemi a testa alta …
Se l’autore invece di effettuare un riconosciuto lavoro di contabilità storica, fosse pervenuto a tali conclusioni, quanto meno ipotizzandole, sarebbe stato un gesto meno arido e comunque molto più giusto per la Sicilia. E mi dispiace – conclude Constanza Afan – che lei professore dia nel complesso una immagine non veritiera della mia famiglia, che di certo non è quella che noi abbiamo sempre conosciuto e vissuto, e che, comunque, non appartiene alla gente siciliana che dimostra affetto e riconoscenza ogni volta che si parla della famiglia Florio
“.
Una bocciatura senza appello e chiaramente motivata, di un testo che appare più un “procedimento giudiziario indiziario” dei  giorni nostri, e quindi senza confronti, che verità storica.
Se il titolo del libro fosse stato “Cancila: Processo ai Florio” oppure “I Florio secondo Cancila”, nessuno avrebbe avuto da ridire. Si tratta infatti di un testo che riporta sì dati e documenti economici, ma che si sviluppa esclusivamente su un unico filone che altri non sembra essere che una libera interpretazione di Cancila della storia della famiglia Florio.

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