sabato, Aprile 20, 2024
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Sicilia e federalismo: lezione di storia e di diritto costituzionale per i deputati siciliani, nazionali e regionali!

LA RIFORMA IN SENSO FEDERALISTA DELLA REPUBBLICA ITALIANA NON PUO’ ESSERE ESTESA AUTOMATICAMENTE ALLA SICILIA. ESISTE, INFATTI, UN PACTUM BILATERALE CHE FA DELLO STATUTO SICILIANO UN UNICUM NON RIFORMABILE CHE DA’ ALLA REGIONE SICILIANA UN RUOLO PARITARIO RISPETTO ALLO STATO. I signori politici siciliani sanno questo? 

La riforma in senso federalista della Repubblica italiana non può trascurare la esigenza giuridico-costituzionale, oltre che politica, della piena attuazione dello Statuto Speciale di Autonomia per la Regione Siciliana. Uno Statuto, quello Siciliano, che ha radici federaliste e che è fondato su un “PACTUM”, oggi non modificabile, perchè storicamente ed istituzionalmente legato alle vicende storiche della lotta del Popolo Siciliano per l’Indipendenza della Sicilia.
La Sicilia non può essere considerata alla stregua delle altre Regioni, a statuto ordinario o a statuto speciale che queste siano. Piaccia o non piaccia: lo Statuto Siciliano è un UNICUM e come tale va rispettato. Ne consegue che la riforma in senso federalista va trattata, -esclusivamente per le parti che la Regione Siciliana riterrà utili alla Sicilia, – come evoluzione naturale del contenuto della “propria”Carta Costituzional-Statutaria. E dovrà essere discussa e concordata in modo bilaterale fra i Rappresentanti del Governo della Repubblica Italiana e i Rappresentanti della nostra Regione. Ovviamente, soltanto dopo che lo Statuto sarà stato applicato integralmente. E dopo che l’Alta Corte per la Regione Siciliana sarà stata ripristinata e sarà tornata in possesso delle proprie funzioni istituzionali. 
Secondo Giuseppe Scianò, Segretario Politico del Fronte Nazionale Siciliano, ogni iniziativa, – ancorquando adottata con legge costituzionale,- che vada contro i valori, contro le ragioni giuridico – costituzionali, contro la maestà del Diritto, contro il PACTUM, sarebbe priva di valore giuridico, in uno Stato di Diritto quale quello italiano vuole essere.
Va da sé una piccola riflessione. La “trovata” di “mangiare” l’Autonomia Speciale della Regione Siciliana, con il pretesto della riforma federalista in corso, ricorda molto la “trovata” di Ferdinando di Borbone, allorché questi, nel 1816, con il pretesto della istituzione del Regno delle Due Sicilie, si “mangiò” lo Stato Indipendente e Sovrano del Regno di Sicilia. E quest’ultimo, – guarda caso, – aveva pure uno “STATUTO COSTITUZIONALE” speciale ed unico.
C’è abbastanza materia per i costituzionalisti “indipendenti” ma abbiamo più di un dubbio che in questo stato di diritto il diritto costituzionale e le prerogative di autonomia statutaria e costituzionale della Sicilia verranno rispettate. Ma se i nostri “rappresentati” volessero rinfrescarsi la memoria storica e costituzionale, suggeriamo loro di vedere i  video realizzati proprio dall’Assemblea Regionale Sicilana in occasione del 60° Anniversario dello Statuto: 

     

Ascoltando attentamente, i signori deputati potranno rendersi conto di non sapere assolutamente nulla dell’Istituzione in cui operano in nome del Popolo Siciliano.

Intorno alla Sicilia, rappresentata come una coscia di pollo: finanzieri, industriali, affaristi, petrolieri, pseudo ambientalisti convertiti all’energia alternativa, banchieri ed assicuratori guidati da fine menti politiche nazionali, non aspettano altro che mangiarsi la polpa per lasciare l’osso al popolo siciliano, mal rappresentato da una classe politica di casta che non è capace, ma più verosimilmente non vuole, pretendere il rispetto della Costituzione.
I primi nemici dello Statuto sono proprio loro, i politici siciliani, e questo non da oggi ma dal momento in cui è stato promulgato da Re Umberto.

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