mercoledì, Maggio 1, 2024
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Consulta: Cuffaro doveva essere sospeso!

Un’altra sentenza, politica, che va contro lo Statuto Siciliano.
Il condannato, in primo grado,  Cuffaro inquinava l’immagine dell’istituzione regione Siciliana, ma allora i trenta e più parlamentari condannati invece con sentenza definitiva non inquinano l’immagine dello stato?

Secondo la sentenza n. 352 del 22 ottobre 2008, della Corte Costituzionale che si è pronunciata sul ricorso della regione Siciliana al decreto di sospensione dalla carica di presidente della Regione Siciliana dell’attuale senatore Salvatore Cuffaro, emanato dall’allora presidente del Consiglio dei Ministri della repubblica, Romano Prodi “Spettava allo Stato e, per esso, al presidente del Consiglio dei Ministri, adottare il decreto con cui è stata disposta la sospensione dell’allora governatore siciliano Salvatore Cuffaro dalla carica di deputato regionale e di presidente della Regione siciliana”.

La Regione Siciliana aveva motivato il ricorso contro il decreto sostenendo, tra l’altro, che “lo status del presidente della Regione siciliana fosse pressoché integralmente regolato dallo statuto speciale per ciò che concerne i poteri, la durata nella carica, la mozione di sfiducia e la rimozione dalla carica”. L’ente, aveva inoltre ritenuto che, alla luce delle modifiche apportate allo Statuto regionale che prevede l’elezione diretta del governatore, la sospensione avrebbe trasferito la funzione di presidente ad una persona, il vicepresidente, scelta fuori dall’investitura popolare: ciò avrebbe determinato “una frattura fra una norma democratica ed un assetto dell’esecutivo”.

La Consulta rigettando il ricorso ha affermato una tesi che appare “politica” e che confermerebbe come lo stato italiano non rispetta le prerogative costituzionali siciliane.

La Corte non si sofferma sui punti “della Carta Costituzionale” come dovrebbe fare, ma si sofferma su valutazioni che riferiscono fondato sospetto di inquinamento o di perdita dell’immagine di apparati pubblici che può derivare dalla permanenza in carica di chi è stato condannato per determinati delitti.

C’è da chiedersi come mai questa supposta perdita di immagine non esiste nel caso di oltre trenta deputati e senatori della repubblica condannati in sede definitiva e che siedono tranquillamente al Parlamento. Si contano brigatisti, condannati per truffa allo stato, mafia, concussione, omicidio, ecc.
Lo Statuto Siciliano ancora una volta stracciato da quella Corte che dovrebbe tutelarlo perché norma costituzionale.

E i politici siciliani ? Zitti tutti. Lo Statuto? Carta straccia.

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