sabato, Aprile 20, 2024
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caso Myair: l'ENAC, grande assente

Abbiamo parlato ieri dell’ennesimo ritardo registrato dalla Compagnia aerea Myair. Nata per volontà di dirigenti del gruppo Volare nel 2004 sembrava destinata sin da subito al fallimento; è controllata per il 99,67% dalla spagnola Lte International Airways sa, che è controllata per il 60% della dalla Triskel Srl, controllata al 60% dalla MyHolding che e da maggio 2007 è entrata nel consiglio di amministrazione di Darwin Airline con il 20%.
Malgrado ciò, sul sito dell’ENAC Myair è data come compagnia nazionale quando è chiaro che nazionale non è visto che è spagnola e poi …  non si sa.  
La proprietà appare come una scatola cinese, ma tornando alla Compagnia, la stessa dichiara 14 scali nazinoali e 12 internazionali e secondo la scheda è dotata di 8 aerei.
Anche per i non addetti ai lavori appare chiaro che la Compagnia non sarebbe in grado di garantire una regolarità sui voli visto il rapporto scali/aerei assolutamente defincitario e quidi,  come per altre compagnie aerei low cost, si ripropone per Myair il problema degli scali assolutamente sproporzionato rispetto alle reali possibilità operative.
Eppure l’ENAC, a Myair e ad altre compagnie low cost ha riconosciuto la licenza per “operare” in Italia.
Qualcosa non quadra. Sarebbe ora che l’ENAC chiarisse il metodo e le norme che vengono applicate per il rilascio delle autorizzazioni. Esiste un preciso rapporto tra numero di aerei di ogni singola compagnia e rotte autorizzabili?. Se si, qualcosa non quadra, se no, sarebbe veramente grave.
Così non si può continuare, l’ENAC ed il suo presidente Riggio dovrebbero dare delle risposte  concrete es attuare provvedimenti concreti in un settore che ormai sembra vivere in completa anarchia. 
Invece di pensare a prendere in gestione l’aeroporto militare di Boccadifalco a Palermo, e far spendere allo stato ancora soldi per una infrastruttura che dovebbe essere chiusa per questioni di sicurezza degli abitanti della città di Palermo perchè insiste proprio in mezzo ad una città ( come San Paolo del Brasile), dovrebbe cominciare a far sentire in Italia il peso della propria resposabilità.
Ne sarà capace? Noi, visto l’anarchia che regna nel settore, ne dubitiamo fortemente.

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