giovedì, Aprile 25, 2024
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LOMBARDO sullo Statuto: si cambia, no non si cambia, anzi si, si cambia.

Coerenza politica. Alla fine Lombardo ritorna al suo vecchio pallino di “ridisegnare” , leggasi distruggere, lo Statuto di Autonomia conquistato nel lontano 1946 e mai applicato per volontà di Roma e per l’insipienza della classe politica siciliana che non ha mai voluto veramente la sua applicazione.

Stare sotto l’ombrello di Roma e cedersi su tutta la linea per meri interessi politici e delle lobby finanziarie è molto più semplice che governare e dimostrare di saperlo fare.
Difficile non ricordare come prima delle elezioni il patto Lombardo/Miccichè finalizzato alle modifiche dello Statuto era il punto di riferimento per l’attuale presidente della Regione.
Poi il gelo è calato tra i due e Lombardo si scopre garantista dello Statuto e ne chiede l’applicazione.
Con il ritorno sulla scena politica siciliana di Miccichè e il suo avvicinamento con Lombardo che coincide con il raffreddamento delle relazioni Lombardo/Cuffaro ecco che improvvisamente si ritorna alla vecchia e deleteria idea di “modificare lo Statuto” e Lombardo si dice favorevole alla bozza redatta qualche tempo fa dal comitato paritetico, che deve essere talmente distruttiva che nessuno ne mai interamente illustrato i contenuti al popolo “non sovrano”.
Secondo alcuni lo Statuto non è attuale (ma quando mai è stato applicato), secondo altri è un punto fondamentale per il federalismo, però guarda caso, benché mai attuato, i politici siciliani si sentono in obbligo di modificarlo.
E paradosso dei paradossi, mentre in Italia di discute di abolire le province, in Sicilia i politici combattono furiose battaglie per accaparrarsi la poltrona di un ente che è stato cancellato dall’ordinamento regionale nel 1946.  Vengono mantenute in piedi le province, con l’escamotage dell’aggiunta dell’aggettivo “regionale”, per garantire posti di governo e un numero infinito di politicanti e assistiti della politica.
Viene quasi da sorridere ascoltare il Presidente della Repubblica italiana quando dice che la Costituzione va difesa.
In un paese dove i principi fondamentali sono stravolti, dove il diritto del cittadino di eleggere il suo rappresentante viene meno per gli interessi dei partiti, quando un giudice emette una sentenza non sulla base delle prove provate ma in base al “legittimo convincimento”, quando in un paese fondato “sul lavoro” questo diventa merce di scambio politico, di quale coesione sociale e diritti costituzionali si parla non è dato di capire.
Per la Sicilia, come mai nessun Presidente della Repubblica ha alzato la voce per difendere lo Statuto dalle forbici messe in mano alla Corte Costituzionale ed al governo della Regione che hanno stravolto il testo con sentenze politiche e leggi non costituzionali?
Se siamo tutti italiani perchè il Presidente Napolitano non interviene per “condannare” gli atti incostituzionali che la politica, italiana e siciliana, e la Corte Costituzionale hanno messo in atto a tutto vantaggio di Roma capitale e a danno del popolo Siciliano?
Come mai il Presidente della Repubblica non chiede il rispetto delle norme Statutarie che sono parte integrante della Carta Costituzionale italiana?
Se qualcuno ce lo spiega saremo felici di pubblicarlo.

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